Manifesto del libero pensiero

Ho trovato in edicola il “Manifesto del libero pensiero”, edito da La nave di Teseo e distribuito da la Repubblica. Luca Ricolfi e Paola Mastrocola offrono una disamina puntuale, precisa e soprattutto anticensura sulla libertà di pensiero nella società attuale.

Eccone un passaggio:

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Il dialogo muore. I buoni non dialogano con i cattivi: si limitano a etichettarli e li evitano come la peste. Non parlano con loro e non si mescolano a loro in incontri, cene, dibattiti. Non leggono i loro libri, ma si arrogano il diritto di criticarli e ostracizzarli pur non avendoli letti. Frase tipica: “Non ho letto il tuo libro e non lo leggerò mai, perché so già di essere contrario a tutto quel che scrivi.” Di nuovo, censura preventiva.

Nell’età che si autoproclama del dialogo e del confronto, mai il dialogo e il confronto sono stati così assenti.
—end—

Quante volte abbiamo incontrato questo tipo di risoluzioni viaggiando sui social. E il periodo di pandemia non fa che acuirne le sue nefaste conseguenze. In questo contesto, chi solleva dei dubbi o semplicemente ne vuole capire di più su quello che sta succedendo, diventa immediatamente un “no vax”, ignorante della peggior specie in bilico tra rituali magici e convinzioni terrapiattiste. Entri nel novero dei blasfemi che va zittito con ogni mezzo, compreso il bando coatto dai principali media, ma anche dai social che dovrebbero rimanere gli ultimi spazi aperti per l’espressione individuale.

D’altra parte chi decide di vaccinarsi diventa un talebano, un estremista pro-governativo, degno compare dei vigilantes che da dietro le tende dei loro balconi urlavano ai runner ai tempi del primo lockdown.

Di nuovo, non ci si parla, ma soprattutto non ci si ascolta. Ognuno ha in tasca la sua verità inconfutabile e così risulta incomprensibile come ci possano essere altri che la pensino diversamente. Gli altri diventano succubi, manipolati, perfino corrotti. Insomma, l’inesistenza del dialogo, del confronto, dell’approfondimento, della discussione.

Per ritornare al “Manifesto del libero pensiero”, chiudiamo con il risvolto di copertina.

—start—
Una grande cappa aleggia sopra di noi. È un opprimente clima, fatto di censura e intimidazione, che sovrasta ogni nostra parola e pensiero, con imposizioni e divieti più o meno velati su che cosa è bene dire e pensare. La parola è stravolta, strumentalizzata, incattivita, imprigionata nei social, nelle grandi aziende e istituzioni, nel mondo della comunicazione, della pubblicità e dello spettacolo.

Una parola imbavagliata, sorvegliata, censurata e autocensurata. Mai veramente libera.

Che grida vendetta. E merita di essere liberata.
—end—

Infine, tengo a precisare che l’accostamento del “Manifesto del libero pensiero” ai risvolti comunicativi sulla pandemia, è assolutamente personale e non compare in nessun passaggio del libro.

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